Goleg è stato creato per proteggere il Parco dei Paduli dalle persone che scaricano abusivamente rifiuti. Nasce da una comunione d’intenti; da un gruppo di persone che si aiutano reciprocamente condividendo esperienze, suggerendo strategie e scambiandosi informazioni.

 

È un gigante, un gōlem, materia grezza con forza disumana a cui è stata infusa un’anima attraverso un rito di condivisione fatto con il fuoco e la pioggia. Ha un cuore di vetro nero a forma di cristallo, la sua testa è quella di Niodemo, ex guardiano dell’uliveto pubblico, trasmutata dopo esser stata avvolta in lana di pecora. Il suo corpo è composto da rami di ulivo, sabbia, terra rossa, calce, lana, ferro, pietra, cenere e cemento bianco, ma soprattutto da sfalci naturali, erba, paglia e rovi raccolti durante la pulizia di 500 mq di strada pubblica.

 

Goleg è ispirato alla figura di Èsù-Elegbára, autorevole spirito africano dai mille nomi, mediatore della comunicazione tra tutte le sfere della vita e della morte, essere soprannaturale diffuso globalmente che si crede parli tutte le lingue umane. Controlla e regola i due estremi: il mondo della felicità, della gioia e della realizzazione, così come l’arena della distruzione, della disperazione e del dolore. Il suo compito è quello di vigilare i crocevia, gli ingressi e i percorsi mantenendo il delicato equilibrio tra bene e male, giusto e ingiusto. 

DEM

Goleg è il totem simbolo di un progetto collaborativo che ha preso forma grazie alle energie di uomini e donne diverse. Si sono alimentate dall’esperienza diretta nei bassifondi del comportamento umano, prima di confluire in un atto di consapevolezza comune, guidato dalla ricerca della bellezza.

Dem è stato l’artista che ha officiato questo momento alchemico, atto estetico e politico insieme, pratica di cittadinanza attiva e riappropriazione di un bene comune, sottratto all’inciviltà di alcuni individui. Lo abbiamo compiuto insieme ad Asia Crupi, Chiara Rizzelli, Gabriele Remigi, Gabriele Esposito, Giuseppe Stragapede, Irene Martella, Linda Palma, Martina Casciaro, Sebastian Gabriel Sava, Simone Moscatello eVittoria Corsini. Sono i nomi degli undici studenti della sezione di arti figurative del Liceo Artistico Nino della Notte di Poggiardo, che in alternanza scuola lavoro seguiti dal professore tutor Cristian Vetri si sono misurati giorno dopo giorno con un’esperienza inedita e innovativa.

E poi, insieme alle beneficiarie del programma d’accoglienza Sai di San Cassiano, coordinato dalla cooperativa Ad Astra. Firdaws, Fihiima, Nourah Silver, Fatou Guisongi e Halima sono ragazze giovanissime, provengono dalla Somalia e dalla Costa d’Avorio, e da quei paesi hanno portato in dote racconti e suggestioni che hanno arricchito lo spirito di Goleg. Ancora una volta, ribadiamo il nostro orgoglio ad averli avuti come compagni e compagne viaggio nella Selva, arduo e pieno di insidie.  

I ragazzi e le ragazze si sono misurati giorno dopo giorno con un’esperienza inedita e innovativa che ha arricchito profondamente il loro bagaglio formativo.

A partire dal disegno su carta, l’idea ha preso forma attraverso la pratica del fare. È stato un apprendimento in situazione, sostenuto dal confronto costante, dall’esercizio a ricalibrare le proprie intuizioni anche in base alle evoluzioni del lavoro, che si è nutrito della relazione con gli artigiani che hanno messo a disposizione il proprio sapere: il fabbro Graziano Stincone e i suoi collaboratori Stefano e Christian, per realizzare l’ossatura in ferro del demone, Rocco Carbone e Rocco Guglielmo intonacatori della ditta Maac Srl di Giuseppe Malorgio, a impastare il guscio di malta che riveste le sue viscere di materia organica, che il tempo trasformerà in un ricco terriccio dove il prossimo autunno prenderanno dimora nuove specie vegetali.

Continuiamo, con il ringraziare anche agli amici che hanno offerto il proprio contributo alla realizzazione dell’installazione: Valeria Cazzetta, onnipresente in tutti i momenti del workshop. E poi Fabio e Ambra Pedone, Marco De Mitri, Debora de Massimo, Anna Luperto. Inutile dire quanto ogni tipo di aiuto sia stato fondamentale, in “esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!”

Il viaggio nella Terra Matta continua.