Obiettivo del laboratorio di grafica tenutosi durante l’atto I – la Selva è stato quello di creare una campagna di comunicazione su strada, attraverso le affissioni negli spazi pubblici comunali, destinati a sette comuni dell’Unione delle Terre di Mezzo, per sensibilizzare sul tema dell’abbandono dei rifiuti nelle campagne.
I nove ragazzi e ragazze della classe di grafica del liceo artistico si sono dovuti confrontare con una fastidiosa criticità dei nostri territori e con l’esigenza di una vera campagna di comunicazione che possa informare e contribuire a risolvere il problema. Campagna da creare in maniera collettiva e condivisa, in pochi giorni di tempo, per arrivare a un prototipo stampato, rivisto e corretto, da affiggere nei comuni dell’Unione delle Terre di Mezzo.
Si è partiti con un sopralluogo nei territori interessati dalla criticità, fotografando i rifiuti abbandonati nelle campagne e ai bordi strada, concentrandosi sia sugli oggetti, sulla tipologia di rifiuto più frequente, sia sul paesaggio nel suo complesso.
Successivamente, una volta in aula si sono analizzati il tema, le cause, le soluzioni eventuali – più o meno efficaci – e le varie possibili strade per una campagna di questo tipo, mettendo per iscritto tutto quello che durante il sopralluogo ha colpito i ragazzi e le ragazze, assieme a tutto quello che si poteva fare per cambiare.
Punto fermo di partenza: riempire un’intera plancia di manifesti per renderli più incisivi, quindi 4 manifesti totali. Al tempo stesso i manifesti devono poter funzionare anche singolarmente, nell’immagine e nel messaggio. Si è quindi scelto di attribuire diversi messaggi ai 4 manifesti: uno ironico e critico al primo, uno più riflessivo al secondo, al terzo di denuncia, al quarto informativo e risolutivo. Ciascuno doveva avere al suo interno una criticità ma anche portare con sé la soluzione al problema, con tutte le informazioni necessarie per superare il problema.
Prese queste prime scelte si è passati a elaborare il progetto grafico. Un buon modo per lavorare collettivamente, per far emergere il gruppo e non le abilità del singolo, è fare uso della tecnica del collage, ottima anche per la mutabilità dell’immagine, l’ironia che può generare, i “fotomontaggi” che crea, e l’immediatezza del lavoro. Dopo la visione e la stampa in bianco e nero delle foto fatte durante il sopralluogo del primo giorno, i ragazzi e le ragazze hanno ritagliato i dettagli dei rifiuti e il loro accumulo, hanno ritagliato tutto il necessario per comporre scenari di fondo su cui poggiare il soggetto specifico di ogni manifesto. Elementi altri rispetto alle fotografie sono stati appositamente creati solo ritagliando cartoncini colorati: quello che più doveva colpire in ciascun manifesto sarebbe stato, in questo modo, ben visibile.
Dopo una prima fase di taglio si è passati alla composizione collettiva dell’immagine finale, poggiando i ritagli su fogli 50×70, la metà del manifesto finale. L’effetto di ogni composizione sui ragazzi e sulle ragazze permetteva di capire se il manifesto funzionasse o meno: si continuava a provare fino ad una completa soddisfazione, spostando ritagli e parlando di quello che non convinceva loro. A quel punto il lavoro è stato “digitalizzato” attraverso delle fotografie fatte dall’alto.
Dopo questa fase si sono definiti altri dettagli grafici, utili a uniformare i 4 manifesti: le immagini composte e fotografate sono state poi ritagliate al computer, come per un secondo collage digitale; scritte e fondo sono stati messi digitalmente: le scritte molto evidenti e chiare per poter essere subito lette e comprese; i fondi monocromatici e uniformi, scelti già assieme all’inizio, assieme al tema di ogni manifesto.
Tutto il progetto ha dimostrato ai ragazzi e alle ragazze una metodologia di lavoro collettivo: capire il problema, conoscerlo nel dettaglio, trovare le soluzioni, scegliere come affrontarlo e infine lavorarci senza paura di sbagliare perché tutte e tutti danno un contributo importante al gruppo anche con elementi, osservazioni o prove sbagliate o presunte tali.